Come ha evidenziato la storica Simona Lunadei, è stato a partire dagli anni Settanta che “si cominciò a rivendicare un ruolo per le donne che affondasse anche nella storia della Repubblica e nella Resistenza”.
Nella gran parte dei casi le donne hanno preso parte alla resistenza ricoprendo il ruolo di staffette, proteggendo e curando i partigiani e, solo in numero minore, partecipando direttamente alla lotta armata. Di norma, infatti, le donne che hanno preso parte al movimento di liberazione non erano armate. Basti ricordare la testimonianza di Carla Capponi – vicecomandante delle formazioni partigiane tra Valmontone, Zagarolo e Palestrina, dietro il fronte di Cassino, con il grado di capitano – che nelle sue memorie (Cuore di donna, 2009) ha ricordato come i suoi compagni non volessero concederle l’uso della pistola. Decise quindi di rubarne una ed anche in quel caso cercarono di sottrargliela.
Acquista quindi un certo peso la scelta di farsi raffigurare armati, come testimoniato in alcuni di questi ritratti.

Maddalena Madureri
Staffetta partigiana nata a Palanzano nel 1908, inquadrata nella 143° Brigata Garibaldi “Aldo”


Bartolomeo Pelizza, Lina Polizzi, Luigi Caramella
Al centro Lina Polizzi “Lina”, a sinistra Bartolomeo Pelizza “Stella”, a destra Luigi Caramella “Tom”. Partigiani della 12° Brigata Garibaldi,

Laura Polizzi “Mirka”
Nata a Parma il 30 settembre 1924, partigiana della 143° Brigata Garibaldi. Scheda su Parma ‘900 Video-testimonianza di Laura Polizzi